Come noto, e Punto Informatico ne ha parlato proprio di recente, i provider sempre più spesso ricorrono a metodi pensati anche per contenere il traffico P2P, quello di eMule in particolare.
"Quali sono state - chiede P2PDoctor - le contromosse proposte dalla community di eMule, e secondo lei hanno avuto, o avranno successo?"
Risponde CiccioBastardo: "La comunità si è mossa in due direzioni parallele. La prima con un tentativo pionieristico e sperimentale creato dall'autore della NeoMule, David Xanatos, tramite il così detto ISP-T. Si tratta di un metodo che, nel tempo, è diventato abbastanza complesso per criptare il contenuto dei pacchetti inviati da eMule ed evitare di essere riconosciuti come tali (e quindi essere potenzialmente discriminati dai router degli ISPWiki lungo il tragitto dalla sorgente verso la destinazione).
La seconda da parte degli sviluppatori ufficiali, avvenuta a breve distanza dall'introduzione della prima, e da cui ha preso ispirazione, con il così detto Protocol Obfuscation, ovvero un metodo molto simile al precedente, ma molto meno complesso, che si affida ad un semplicissimo algoritmo di alterazione dei dati contenuti nel solo header di un pacchetto inviato da eMule sempre per evitare che venga riconosciuto come tale dai router dei provider".
Due vie di aggiramento del problema che, avverte però l'intervistato, non sarebbero in grado di evitare il filtraggio. "I provider - spiega CiccioBastardo - sembrano essersi mossi in direzioni diverse dall'ispezione del pacchetto per riconoscere il protocollo (cosa che la criptazione a qualsiasi livello di complessità impedisce). Il controllo delle porte (di destinazione, oltre che di origine) e il numero stesso di connessioni aperte, oltre ad una serie di altri parametri, come la quantità media di dati inviati etc..., può essere un metodo per determinare se un utente usa o no una determinata applicazione e quindi filtrare tutte le sua comunicazioni".
L'avvertimento è chiaro: "Non c'è guerra che si possa vincere, tecnicamente parlando, con i provider. Ricordo che questi sono coloro che gestiscono tutti i singoli bit che immettiamo nel cavo del telefono, e quindi è in loro potere (tecnico) di fare di questi bit quello che più desiderano".
Una possibile soluzione? Chiedere che ai provider siano fatte rispettare le velocità con cui spesso e volentieri sono pubblicizzate le offerte su banda larga. "Oggi - spiega lo sviluppatore - i provider vendono la stessa banda, pubblicizzata per un singolo utente, a decine di utenti, con la considerazione che, normalmente, gli utenti che navigano e leggono la posta usano solo una frazione di tale banda e per poco tempo. Un utente P2P "flat" invece viola questa congettura e pertanto diventa un costo insostenibile per il provider. Il quale si ritiene, non si sa davvero per quale motivo, avere il diritto di difendere il proprio business con azioni discutibili, come permettersi di evitare di consegnare dei pacchetti di dati che un utente ha affidato alla sua rete (pagando)".
Il futuro del P2P? Con qualche ritocco, qualche upgrade, eMule continuerà a regnare. "Credo - dichiara CiccioBastardo - che vedremo eMule in questa forma per lungo tempo, almeno finché una qualche compagnia ben nota, con interessi nel campo dei diritti di riscossione (o erano quelli di copyright?) non produrrà un attacco di qualche genere che porti la rete ed2k a disintegrarsi".
L'intervista completa è disponibile a questo indirizzo